Spinguinature - Rostro 1956

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A sinistra la matrice realizzata  con mezzi di fortuna...... a destra l'effetto finale sui libri del "nemico"

Le Spinguinature

                                                                                                                E intanto  che fuggivan per le viotte
pioveva giù dal ciel pece bollente
e le anime lì dentro eran già  cotte
( inferno nisidiano, Canto VI)



Pingue davvero
malefico
             
 

 
Erano passati quattro mesi da quando eravamo entrati nel Massimo Istituto e la primavera napoletana aveva appena cominciato timidamente ad intiepidire l'umido scoglio di Nisida quando, un bel mattino, il nostro umore già di per sé cattivo per via della solita sveglia antelucana, divenne subito pessimo non appena entrammo nella nostra aula di studio obbligatorio.
 
Va premesso che eravamo ancora nel periodo delle spinguinature ma noi, tutto sommato, eravamo soddisfatti di avere adottato le contromisure, attive passive, per impedire che gli anziani del Corso Pegaso ottenessero i grandi successi che si erano prefissi, rivelatisi in realtà piuttosto modesti.
 
Qualcuno del Rostro aveva incassato qualche pennellata di vernice, ma ci sentivamo ormai più scafati e quasi al riparo da questo genere di bonarie sorprese da parte loro.
 
Invece quel mattino fummo presi davvero in contropiede.
 
Infatti, mettendo il naso, pardon, il becco da pinguini oltre la soglia della nostra aula di studio, quella con sadica vista sul verde del Parco della Rimembranza “in copp’a Posillico”, realizzammo con dispetto che la nostra carta da lettere e le dispense, riposte  la sera prima nei cassetti, erano sparse alla rinfusa sul piano delle scrivanie e vistosamente marcate in varie pagine con un timbro tondo della grandezza di una mela annurca.      [ Avanti ]
 







 
                          
 
 
                                              
 
Per vie traverse, da noi opportunamente coltivate, venimmo a sapere che i nostri
rivali del Pegaso, trascorso il breve periodo iniziale di volontaria franchigia, si accingevano a dare il via alle spinguinature.
La notizia ci sollevò, perché qualunque cosa sembrava migliore dell’incertezza nella quale stavamo vivendo. Così, ci apprestammo anche noi a porre in essere le contromisure sulle quali ci eravamo accordati in riunioni concitate tenute sia in aula di studio, sia in sala ricreazione, al riparo da orecchi indiscreti. Presto questo genere di riunioni servì indirettamente a fissare il principio che il Rostro, in tutte le sue manifestazioni, si doveva comportare secondo modalità discusse ed approvate a maggioranza, alle quali si dovevano pacificamente adeguare anche coloro che, sullo specifico problema, avevano avuto idee diverse da quella alla fina prescelta.
Per prima cosa, evitammo accuratamente di muoverci in modo isolato o di
frequentare luoghi e ambienti non presidiati da superiori. Per la notte, ritenemmo invece sufficiente istituire dei turni di guardia, per prevenire intrusioni nelle nostre camerate.
Sembrava tutto relativamente semplice, d’altro canto la nostra difesa doveva
limitarsi alle sole forme passive. E poi, per quanto ne sapevamo, la spinguinatura per
tradizione avveniva a rischio degli stessi anziani dato che essi, ove fossero stati
sorpresi sul fatto, sarebbero stati puniti. Secondo la logica delle cose, ci
attendevamo che il Pegaso avrebbe fatto ricorso ad ogni astuzia, avvalendosi della
sua maggiore esperienza, per
 

 
 
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