Terzo anno - Rostro 1956

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                                    LO SPRINT FINALE      ( Terzo Anno)                                                        
                              
        
                        “Ma tu chi se’, io chiesi reverente
                         che qui ristai com’ albero interrato
                         a sopportare pena sì dolente? ”
                         ( Inferno nisidiano - Canto IV°)


Anche il terzo anno era pur sempre una specie di pena, ma non certo paragonabile a quella dei primi due, durante i quali c’era sempre qualcuno che ci teneva d’occhio e che fatalmente notava la violazione di qualche norma regolamentare o una momentanea perdita del predicatissimo “autocontrollo”.
Alla fine del biennio, infatti, tutti noi avevamo accumulato parecchie notti di cella semplice o di rigore e moltissime giornate di consegna, divise tra sanzioni ufficiali, cioè iscritte nel libretto personale, e sanzioni sulla parola, non iscritte ma solo affidate ad un rapporto di lealtà dell’allievo con il superiore che le aveva di volta in volta impartite.
Se ben ricordo, nessuno di noi tradì mai questo rapporto fiduciario, per quanto in certe circostanze potesse essere stato fastidioso dover rinunciare ad una libera uscita già opportunamente organizzata, o ad una sana dormita a letto, anziché sul tavolaccio, alla vigilia di una gara sportiva o di un esame difficile.




 
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